Alle radici della cavalleria medievale by Franco Cardini

Alle radici della cavalleria medievale by Franco Cardini

autore:Franco Cardini [Cardini, Franco]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2018-04-28T04:00:00+00:00


Ma dopo mille anni l’Anticristo solleverà tutte le genti e vi saranno nuove guerre, nuove sofferenze, nuove persecuzioni. I giusti dovranno nascondersi, e lasciare che gli empi si combattano e si uccidano tra loro. Solo a quel punto verrà la pace, e quindi il giudizio universale[84].

Inutile notare l’importanza che questo genere di letteratura avrà su tutta la tradizione cristiana. Basti pensare a Prudenzio e a tutta la produzione vuoi apocalittica vuoi psicomachiaca di cui sono pieni romanità cristiana e medioevo. La lotta cosmica e quella psichica fra Bene e Male sono alla base dell’épos cristiano, e senza di ciò la stessa cavalleria, come esperienza spirituale, non avrebbe avuto spazio. La dialettica tra militia sacra e militia saeculi sarà un tema che avrà fortuna e che si ritroverà spesso negli scritti didascalici destinati ai cavalieri. La letteratura e l’iconografia cavalleresche tra XI e XIII secolo saranno in un modo o nell’altro una traslitterazione continua di temi apocalittici e psicomachiaci.

Per quanto tutto ciò appartenga non al pensiero di Lattanzio, bensì ai suoi esiti lontani, da esso risulta in ogni caso che l’equazione tra guerra e assassinio e il divieto formulato ai cristiani di quella come di questo sono valori non univoci, ma suscettibili almeno di un’eccezione. La guerra carismatica guidata dal Cristo-condottiero contro le orde dell’Anticristo è guerra reale, pensata in spazi e tempi fisici e interrompe o meglio risolve il «Tu non occides». Fino alla guerra carismatica, gli ingiusti usufruiranno del tempo della misericordia, durante il quale avranno agio di pentirsi: ma poi verrà inesorabile il tempo della giustizia. Avverrà cioè in quel tempo futuro per l’umanità tutta quel che per l’individuo giunge al termine dell’esistenza: esaurito il tempus expendibile, sarà la volta del redde rationem.

Rimane certo ferma la limitazione fondamentale: la guerra è lecita, anzi addirittura sacra, solo quando il Cristo la comandi e la guidi, quando il nemico sia l’Anticristo. In quell’alba incerta e paurosa del IV secolo, Lattanzio vedeva l’esercito come il resto della società in mano ai pagani, e non poteva certo prevedere che sarebbe giunto presto il tempo del Deus vult, il tempo nel quale una Chiesa uscita dalle catacombe e anzi issata al di sopra dei troni avrebbe benedetto quelle stesse armi ch’egli interdiceva ai fedeli di portare, e avrebbe equiparato i nemici all’Anticristo: un tempo nel quale l’andare in guerra avrebbe procurato meriti spirituali, e nel quale santi uomini e pellegrini devoti avrebbero scorto, se non proprio il Cristo, angeli e santi chiusi in fulgide armature guidare gli eserciti cristiani. Certo il mite Lattanzio non poteva prevedere niente di tutto ciò. Ma quando queste cose avvennero, la sacralizzazione cristiana della guerra trasse ampio vantaggio dalle pagine apocalittiche delle Divinae institutiones.

Ma fin qui ci siamo solo occupati di qualche pensatore del primo cristianesimo: attraverso un tale tipo di fonti la realtà del rapporto fra cristiani e servizio militare si coglie solo in modo sfumato, indiretto, intraducibile in dati concreti. Ma quant’era consistente la presenza cristiana nelle file dell’esercito romano? In quali reparti, a quali livelli



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